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«Una delle ricchezze del nostro Paese è che siamo tutti figli del mondo contadino»

Lettera aperta del prof. Pachioli al suo Istituto Agrario

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Il nuovo dimensionamento scolastico, approvato dalla Regione Abruzzo la settimana scorsa, sta suscitando forte dibattito soprattutto a livello politico. Dopo l’approvazione della nuova geografia scolastica, e la precisazione dell’assessore regionale all’istruzione Pietro Quaresimale sulla sede della Presidenza del nuovo Istituto Omnicompresivo Cupello-Monteodorisio-Scerni, amministratori e consiglieri regionali hanno espresso la propria posizione. 

In queste ore è tornato a condividere pensieri e riflessioni il prof. Silverio Pachioli, docente dell’Istituto Agrario Ridolfi di Scerni, con una lettera aperta alla sua scuola. 

Caro mio Istituto Agrario “C. Ridolfi” di Scerni,

voglio ringraziarti perché di fronte a chi voleva “tirarti” a destra e a sinistra per decidere sul tuo futuro amministrativo, tu, da “anziano luminare sapiente”, hai fatto ben capire che il tuo BUON NOME vale molto di più di un qualsiasi ufficio o “trattativa”. 

Nel corso di questi 150 anni avrai sicuramente passato periodi peggiori, ma hai sempre dimostrato un carattere forte e solide radici per resistere a ogni “onda d’urto”. 

Sei sempre rimasto lì, su quella bella collina dove ti hanno voluto sistemare per ricordare a tutti che alcune scuole hanno bisogno di luoghi naturali e tranquilli per svolgere il loro mirabile compito.

Hai dato ricchezza culturale ed economica a questo territorio prima che nascessero le tanto decantate industrie e l’affascinante turismo.

Sarebbe proprio il caso di ricordare a tanti di tornare con la mente indietro per verificare nel loro passato il lavoro dei propri avi. 

Una premessa, questa, per dirvi che una delle ricchezze del nostro Paese è che siamo tutti figli del mondo contadino. Certo, con una differenza data dal numero delle generazioni che ci separano da quel mondo. Per alcuni si tratta di due o tre, per altri di una sola. Insomma i nostri padri, o i padri dei nostri padri, erano contadini. E già questo basterebbe a indurci a una prima riflessione: non difendere ciò che ci è stato dato significherebbe tradire le fatiche, le durezze, le tribolazioni di chi è venuto prima di noi. 

Caro Istituto, non ti preoccupare se non avrai più alcuni uffici!! 

Avrai sempre i tuoi giovani con le loro famiglie, i docenti e tutto il personale che ti saranno vicini, ti faranno crescere ancora, per continuare a svolgere il tuo “mandato” culturale e sociale (non politico!!!).

Avrai vicino a te i tanti professionisti che sono ormai “passati” dalle tue aule, ma non ti hanno mai dimenticato e abbandonato e ti porteranno sempre nel loro cuore.

Un abbraccio caro mio Istituto … con infinita riconoscenza per tutto quello che mi hai dato…

Silverio Pachioli

 

 

 

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