Le foibe e l’immensa tragedia degli italiani che furono costretti a fuggire da Istria, Fiume e Dalmazia sono stati al centro dell’incontro tenutosi questa mattina a Monteodorisio nel Centro d’Aggregazione “Gli Angeli della Strada”. Gli studenti delle scuole secondarie di primo grado di Monteodorisio e Cupello hanno potuto ascoltare la testimonianza di un esule, oggi residente a Lanciano, e del figlio di una famiglia esule.
Il senatore Roberto Menia, padre della legge che ha istituto il “Giorno del Ricordo” dopo dieci anni di impegno parlamentare, ha raccontato la tragedia di quegli anni, le atrocità subite dagli italiani, con i ricordi e gli occhi della madre. Racconti che sono diventati anni fa un libro “10 febbraio, dalle foibe all’esodo”. Sulla copertina c’è un bambino, Carlo Alberto Agostinis che ottant’anni dopo vive a Lanciano e questa mattina i ragazzi presenti hanno potuto assistere all’incontro tra Agostinis e Menia. Che insieme sono intervenuti e hanno donato la loro testimonianza agli studenti.
Dopo l’introduzione di Andreana Colangelo, commissario per la provincia di Chieti del “Comitato 10 febbraio” (a cui sono andati unanimi plauso e ringraziamenti per l’organizzazione dell’incontro di oggi), sono intervenuti il vicesindaco di Monteodorisio Alessandro Mucci, il vicepreside dell'Istituto Omnicomprensivo Francesco Desiderio, la sindaca di Cupello Graziana Di Florio, il senatore Etel Sigismondi e il consigliere comunale di Cupello Filippo D’Angelo.
Una mattinata intensa con momenti di commozione, la ricostruzione storica di contrapposizioni etniche iniziate contro gli italiani nei Balcani già a fine Ottocento, il racconto di come si arrivò tra mille difficoltà alla legge istitutiva del “Giorno del Ricordo” e la testimonianza di quegli anni, del dolore, delle sofferenze, dei crimini perpetrati. Pagine strappate dal libro di Storia, nascoste, cancellate, negate per decenni. E oggi, quindi, ottant’anni dopo da raccontare, di cui avere una memoria nuova e finalmente restituita.