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“Suicidio assistito”, unica richiesta in Abruzzo da un vastese morto prima del via libera

«Tragedia evitabile, figlia dei ritardi istituzionali» per l’associazione Luca Coscioni

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Un vastese nel luglio scorso aveva chiesto alla Asl Chieti – Lanciano – Vasto il cosiddetto “suicidio assistito”. L’apposita commissione medica aveva fornito un parere favorevole. Prima dell’avvio del processo che avrebbe dovuto portare alla conclusione della procedura la persona richiedente è morta. La vicenda (che avevamo raccontato il 9 marzo scorso), che non ha suscitato particolari interessi pubblici finora, era emersa il mese scorso durante l’audizione nella Commissione del Consiglio Regionale “Salute, sicurezza sociale, cultura, formazione e lavoro” di Riccardo Varveri (coordinatore regionale della campagna “Liberi Subito” dell’associazione Luca Coscioni e segretario regionale di Radicali Abruzzo).

L’Associazione Luca Coscioni ha inoltrato istanza di accesso agli atti in tutte le Regioni italiane per ottenere informazioni sulle richieste di suicidio assistito giunte alle aziende sanitarie dal 2020 a oggi. Tra le undici regioni che hanno risposto alla richiesta dell’associazione radicale c’è l’Abruzzo. Regione in cui l’unica richiesta è stata quella del cittadino vastese morto prima del via libera definitivo dagli organi competenti. 

«In Abruzzo la prima iniziativa popolare nella storia della Regione ha raccolto 8.000 firme per una legge sul suicidio medicalmente assistito, ma a due anni dal deposito il testo non è ancora stato discusso - hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - Intanto, un paziente è morto due giorni dopo la valutazione clinica, prima che la documentazione arrivasse al Comitato Etico: una tragedia evitabile, figlia dei ritardi istituzionali». 

«Chiediamo che il Consiglio regionale mantenga almeno il rispetto dello Statuto regionale e approvi entro la scadenza dei termini previsti per giugno una legge che restituisca dignità, tempi certi e diritti a chi chiede libertà nel fine vita» hanno concluso i due esponenti dell’associazione. 

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