L’anno appena iniziato è un anno a cui sono affidate speranze e voglia di ripartenza e rinascita. I primi dodici mesi, è la prima speranza, senza le restrizioni, le limitazioni e i provvedimenti contro la pandemia che hanno segnato i tre anni precedenti. Tempo in cui resistere e superare le difficoltà economiche, dovute soprattutto al caro energia e all’incertezza della guerra tornata nel cuore dell’Europa. Un tempo in cui tornare, finalmente, ad incontrarsi, a tornare a riempire definitivamente le piazze e i luoghi della cultura. E la cultura, le tradizioni, i momenti di condivisione e vita comunitaria sono tra i simboli più importanti di questo periodo, di queste speranze e attese.
La cultura a Casalbordino ha la casa, la sua prima culla, nell’Auditorium Comunale “Tito Molisani” in via Martiri dell’11 settembre. Tradizione e cultura che hanno una colonna, un appuntamento fondamentale nella commedia teatrale brillante e nella Compagnia Teatrale “Ugo Zimarino” di cui è regista e guida il prof. Giovanni Tiberio. Insegnante per moltissime generazioni e, ormai da oltre trent’anni, di numerose generazioni di casalesi che hanno partecipato e animato la Compagnia Teatrale. Un filo rosso unisce Casalbordino alla Compagnia Teatrale e alle sue rappresentazioni. Che scandiscono ogni anno, che rappresentano l’inizio di ogni anno. Il periodo natalizio, il passaggio tra un anno e l’altro, a Casalbordino è l’appuntamento con la commedia teatrale brillante, con “il teatro” che è ormai da tempo immemore patrimonio comune di tutta la comunità.
“Lu Capricchiòlle di tàte” è il titolo della rappresentazione teatrale di quest’anno. E la grandissima partecipazione di pubblico, il tornare a divertirsi (e anche a riflettere) nelle serate che hanno animato l’Auditorium Comunale è un simbolo del nuovo anno, di quel che al 2023 tutti affidiamo. « Il teatro dialettale locale conferma la sua qualità e capacità di attrarre tanti appassionati proponendo argomenti di vita e credenze popolari, molto sentite dal popolo abruzzese – sottolinea una nota inviata alla stampa da Enzo Dossi - è un cartellone ormai consolidato, che è patrimonio della nostra città e prestigioso palcoscenico italiano» con «tre serate all’insegna del teatro dialettale, senza andare troppo lontano con divertimento assicurato, un appuntamento culturale con il dialetto, un pezzo di storia che ci portiamo dietro che sarebbe da “stupidi” dimenticare, che» ha regalato anche quest’anno «momenti di serenità e svago».
«Con la regia di Giovanni Tiberio» riporta Dossi, in scena si sono avvicendati «Carlo Sallese: Don Carlo La Quaglia: titolare banco lotto; Alessandra Bologna: Giacinta La Spada, moglie di Cerignola; Dea Bernardone: La figlia Stella + Marchesa Clotilde; Gabriella Gindomenico: Violetta, cameriera di Vicenza; Giuseppe Di Risio: Peppino Tarallo, giovane brillante; Rossano Molisani: Amilcare Trottola, avvocato del buco di Vasto; Christian Del Monte: Don Camillo Fioretto, parroco; Claudio Di Paolo: Gigi Costrutto + il giovane Pancrazio» e la «sceneggiatura e regia di Giovanni Tiberio, aiuto regia Maria Tieri, tecnico Cristian Del Monte, truccatrice, Adele Rosato».