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L’Asenelle d’ore.it – La Radura – Perpetua: intorno alla Resurrezione/3

(Con una premessina sulle ultime parole di Gesù)

redazione
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Tornando dunque all’apparizione alla Maddalena, di cui si occuperà inizialmente questa terza parte, ecco come questa viene raccontata da Giovanni in 20, 1-3 e soprattutto in 20, 11-17: 

[…] Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. […]

[…]Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre […]

  Quando dunque la Maddalena arriva per la prima volta al sepolcro, è ancora buio, prima che sorga il sole, e già trova che la pietra è stata rotolata via ( i Vangeli pertantosono tutti d’accordo che il sepolcro avesse una pietra che lo chiudeva, anche se Giovanni aggiunge la presenza di un giardino), ma quando poi ritorna al seguito di Pietro e Giovanni, agenti di polizia scientifica, e si affaccia sulla soglia del sepolcro dopo il loro sopralluogo, fotografa la conclusione del processo di resurrezione, perché vede “due angeli in bianche vesti,seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi del luogodove era stato posto il corpo di Gesù” [il “pittore” Luca è molto più preciso e definisce gli angeli essere “in abito sfolgorante”, mentre per Matteo l’angelo della Resurrezione è così descritto: “Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve”].

 Dopo di ciò, la Maddalena vede finalmente il Risorto in piedi, scambiandolo dapprima per il custode del giardino (più probabilmente della necropoli su cui affacciavano i vari sepolcri scavati nella roccia), l’incontro con Questi viene così descritto: “Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!».Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre

  Già, ma perché il Risorto dice di non trattenerlo (traducendo così il latino “noli me tangere”, che significa in prima battuta soprattutto “non mi toccare”? Forse perché aveva in Sé una quantità tale di energia derivante dalla Resurrezione che avrebbe finito col danneggiare la Maddalena?

  Diciamo questo perché, dagli studi sulla Sindone, (che comunque resta valida anche per la versione di Giovanni, perché il lenzuolo potrebbe essere stato comunque utilizzato per il trasporto del feretro di Gesù) sembra che l’impressione fotografica di quest’ultima sia stata causata dalla bruciatura superficiale del tessuto con una certa quantità di energia, in un processo che, iniziato in occasione del trasporto, o poco prima, terminò appunto all’alba del primo giorno dopo il sabato, quando Gesù ricevette dagli Angeli, che poi la Maddalena vide a capo e ai piedi del sepolcro, o generò autonomamente, o per entrambe, un’energia tale da far rompere i sigilli che tenevano insieme le bende, poche o molte che siano. 

  Parliamo di “bende” perché la parola “teli”, che figura nell’ultima versione Cei, abbiamo già detto come sembrerebbe essere stata usata proprio per mettere d’accordo le varie versioni dei Vangeli sinottici con la presenza della Sindone che non figura in quella di Giovanni, considerando anche che, eppure, nella resurrezione di Lazzaro Gesù comanda di sciogliere appunto le bende che intralciavano il suo passo per lasciarlo andare (cfr. Quel funerale di sera a Gerusalemme su “Immi” e Giuseppe di Arimatea, nonché Nicodemo 2 sul blog www.apassoduomo.it ). 

 Dopo di ciò, si liberarono così le mani, del Risorto, che, ormai sveglio e ad occhi aperti, si sbarazzò prima delle poche bende e della Sindone, come una farfalla si libera dell’involucro della crisalide, e poi tolse dal volto il sudario di bisso che gli era stato posato sul capo (in pratica quello che oggi si venera sotto il nome di Volto Santo di Manoppello), che simboleggia esso stesso, con le sue trasparenze, l’attesa della luce della Resurrezione (anche questo pare sia stato impressionato fotograficamente allo stesso modo della Sindone ma, significativamente, qui, nella “foto” del sudario, Gesù si presenta con gli occhi aperti), riponendolo poi in un luogo a parte, a significare l’importanza che aveva per Lui, come si legge appunto nel “rapporto degli agenti di polizia scientifica” Pietro e Giovanni.

  E tutto ciò senza scomodare il filone “fantascientifico” di interpretazione delle Scritture (perché pare ci sia anche questo), che vorrebbe l’utilizzo da parte di Gesù e del Padre celeste, in quanto Essere onnipotente e intelligentissimo, di alcune facoltà quali l’invisibilità, il potere di passare attraverso i materiali più disparati (tipo teletrasporto, per intenderci) e la padronanza di forme a noi sconosciute di energia.

  Dunque, ricapitolando, ecco come potrebbe essere andata, mettendo insieme gli elementi sicuri che si ricavano dalle varie versioni dei Vangeli e da altri elementi come appunto gli studi più recenti sulla Sindone.

  Gesù, quindi, morì, emettendo un alto grido, dopo un’agonia di tre ore molto animata dall’episodio del “buon ladrone” e da altre circostanze riferite da vari testimoni a seconda delle loro posizioni rispetto all’evento e alla loro sensibilità, alle tre del pomeriggio del venerdì, vigilia del riposo del sabato, presumibilmente di un mese della prima parte dell’anno, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa (che duravano in carica sei mesi), essendo Ponzio Pilato governatore romano di quella turbolenta provincia per conto dell’imperatore Tiberio e nell’anno in cui vi fu un’eclissi totale di sole visibile da Gerusalemme (in ogni caso, a quanto pare, dopo il 29 d.C., anno a cui risale la coniazione della monetina che pare sia stata posta sull’occhio sinistro dell’uomo della Sindone). 

  Fu poi sepolto in una grotta scavata nella roccia, che affacciava probabilmente, insieme alle altre tombe della necropoli, su un piccolo giardino, in fretta e furia perché al tramonto, ossia intorno alle sei del pomeriggio, già cominciava il riposo del sabato, a cura di Giuseppe di Arimatea e, secondo Giovanni, di Nicodemo, come si legge nel corrispondente passo del capitolo (19,38-42):

[…] Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con bende, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. […]

  Da questo brano, sembra addirittura che l’Unzione del corpo di Gesù con le essenze funerarie, mirra ed aloe, sia avvenuta sullo stesso luogo della Crocifissione e che solo in un secondo tempo esso sia stato trasportato fino al Sepolcro, senza quindi la presenza di alcun lenzuolo pulito (diventata poi la Sindone).

 E allora? Possibile che alla Sindone si neghi addirittura l’esistenza, togliendo così validità su questo punto ai Vangeli sinottici, o che, viceversa, questi ultimi levino valore a quello di Giovanni? La questione si risolve pensando che ciascuno di essi possegga e ci fornisca il proprio pezzetto di verità, anche considerando che i testimoni dei Vangeli sinottici ci riferiscono quanto detto loro dallo stesso Giuseppe e non sono certo a conoscenza di Nicodemo e del legame tra quest’ultimo e Giuseppe di Arimatea, appartenenti entrambi alla corrente di minoranza del Sinedrio più “morbida” nei confronti di Gesù, cosicché, per farla breve, i due hanno avvolto il corpo di Gesù, dopo l’Unzione con le essenze funerarie, in quel lenzuolo pulito di cui sopra, trasportandolo così fino al Sepolcro (qui, nella Basilica ad esso dedicata, oltre al sepolcro vero e proprio, si venera anche la cosiddetta “Pietra dell’Unzione”), dove Lo avvolsero in qualche benda, per il limitato tempo a disposizione prima del tramonto, ponendogli poi il sudario di bisso sul capo.

 In questa ricostruzione, dunque, la Sindone svolge un ruolo tutto sommato secondario, con una storia tutta sua attraverso cui è giunta fino a noi (anche perché il Risorto sembra aver avuto  più cura per il sudario di bisso), eppure, come si diceva prima, in essa troviamo le prime avvisaglie della Risurrezione, visto che, probabilmente, dopo il trasporto fino al Sepolcro, a cura dei due necrofori Giuseppe di Arimatea e Nicodemo,  la Sindone, impregnata dalle essenze funerarie, veniva impressionata fotograficamente e tridimensionalmente da un’energia sconosciuta, con cui evidentemente era già cominciato il processo di ritorno alla vita.

  Tale processo continuò per tutto il sabato per concludersi prima dell’alba del primo giorno della settimana, quando la Maddalena vide i due angeli a capo e ai piedi del sepolcro, che aiutarono il Risorto nella fase finale del processo, a liberarsi delle poche bende e della Sindone, nonché a rivestirsi. Subito dopo, Lo incontrò, scambiandoLo per il custode della necropoli, ancora pieno di quella energia sconosciuta, per cui avvisò la Maddalena di non toccarLo (questa situazione è stata illustrata in alcune dipinti dal titolo appunto Noli me tangere, come quello di Dante Gabriel Rossetti). Ciò è quel che racconta Giovanni, ma pure per gli altri Vangeli, il primato nell’apparizione spetta comunque alla Maddalena, anche se questa si presenta insieme ad alle altre “pie donne” (qualcuno potrebbe dire come sia stata posta sotto la tutela di queste ultime, considerata la prevenzione che gli altri discepoli avevano verso di lei e che s’intravede leggendo la versione di Luca). Seguono poi tutte le altre apparizioni, ai discepoli di Emmaus e agli apostoli riuniti nel Cenacolo, escluso Tommaso, a cui sarà riservata un’apparizione a parte, otto giorni dopo, simboleggiando questi ciascuno di noi che non crediamo facilmente, ma abbiamo sempre bisogno di qualcosa di tangibile.

  Inoltre, per limitarsi al solo processo di resurrezione, si può dire che esso sia probabilmente consistito, come si è visto, nell’applicazione, o nella generazione interna, o di entrambe, di un’energia a noi sconosciuta, capace però, da una parte di impressionare fotograficamente e tridimensionalmente, prima la Sindone e poi il “Volto Santo di Manoppello”, e dall’altra, soprattutto, di riattivare dal nulla il processo di rigenerazione cellulare, in pratica, come se tutte le cellule del corpo abbiano compiuto nelle poche ore che separano la sepoltura dalla Resurrezione, il viaggio all’inverso per ritornare di carattere embrionale  e quindi capaci di costruire (o ricostruire) l’organismo e poi di accrescersi, accelerando di parecchie volte i tempi naturali di costruzione dei vari tessuti, fino a formare la struttura di un uomo adulto.

 Come già accennato sopra, il processo iniziò più o meno durante la sepoltura, comunque quando il feretro ebbe un momento di stasi dopo la morte e si concluse all’alba del primo giorno della settimana dopo il sabato, nel momento in cui i due Angeli visti dalla Maddalena (a proposito, per quel filone fantascientifico d’interpretazione gli abiti bianchi e sfolgoranti di questi ultimi sarebbero da intendersi quasi tute spaziali) forse applicarono l’ultima carica di quella energia sconosciuta (tipo quella, per intenderci, dei defibrillatori) tale da risvegliare totalmente il Salvatore per permettergli poi di mettere da parte, con la massima cura, il “Volto Santo di Manoppello”, ossia “il sudario che gli era stato posto sul capo”.

  Come si è visto, si tratta comunque di un evento, quello della Resurrezione, che resta in maggior parte straordinario e inspiegabile, sebbene i progressi della scienza consentano di dare qualche spiegazione in più, da accettare in ogni caso per fede, immediatamente o per un fatto accaduto nella propria vita, come Tommaso, in ogni modo con la consolante certezza di essere anche noi destinati a risorgere, in quanto fratelli di Gesù Cristo nel Battesimo (anzi, addirittura membra “virtuali” del Suo corpo), Suoi coeredi del Padre e, soprattutto, in quanto ci siamo sforzati di essere Suoi imitatori nella nostra vita.

 

Perpetua 

 

 

 

 

 

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