In questa seconda parte si vedrà Maria alle prese con la nascita del Figlio, che sembrò avvicinarsi tranquillamente, fino a quando, a causa di un censimento promosso dai Romani (probabilmente non proprio quello generale voluto dall’imperatore Augusto in persona, ma quello particolare della provincia, in vista dell’assegnazione ad essa di un tributo da pagare) la famiglia venne costretta a risalire da Nazaret a Betlemme, di dove era originario Giuseppe, per farsi registrare.
Per farla più breve, lì avvenne finalmente la nascita di Gesù, con i pastori in visita che riferiscono a Maria di quanto sul Bambino era stato detto loro dai cori angelici (si direbbe oggi un vero e proprio “lancio pubblicitario”), nonché dai Magi (personaggi importanti a metà tra scienziati e principi), provenienti da diverse parti dell’Oriente, che, facendo anche loro visita al bambino qualche giorno dopo, gli fecero dono misteriosamente di oro, incenso e mirra. I loro nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre ci vengono trasmessi dalla tradizione attraverso, forse, i Vangeli apocrifi, mentre a darcene notizia è soprattutto il “giornalista” Matteo in 2,1-12, per il subbuglio che crearono a Gerusalemme nei palazzi del potere, tra Erode e le altre autorità religiose, fino a causare la cosiddetta “strage degli Innocenti” (ma, da allora, quante altre stragi di “Innocenti” si consumarono e continuano a consumarsi, anche oggi, come a Gaza e in Ucraina!!!), con cui Erode fece uccidere tutti i bambini maschi al di sotto dei tre anni, per fuggire alla quale la famigliola di Nazaret se ne andò profuga in Egitto fino al 4 d.C. Anno della morte di Erode il Grande, a cui successe Erode Antìpa.
Qui l’evangelista Luca annota finemente, in 2, 19-20, come: […] 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
Le circostanze e le parole da meditare non finiscono certamente qui per Maria, ma continuano fino alla Presentazione al Tempio di Gerusalemme per la Purificazione (una cerimonia in cui si riscatta simbolicamente, con un’offerta che varia secondo le possibilità della famiglia, ogni figlio maschio, inizialmente sacro al Signore) quando venne a contatto con Simeone, di cui Luca ci parla così in 2,- 26,32,:
[…] uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,31preparata da te davanti a tutti i popoli:32luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». […],
e il quale Simeone si rivolge ad entrambi e poi soprattutto a Maria (2,34-35) in questi termini: […] Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori»: […]
Alla profezia di Simeone si aggiunge quella “professionale” di Anna (nel senso che il Vangelo la definisce proprio “profetessa”), la quale, in 2, 36-38, parlava del Bambino a quanti aspettavano la Redenzione di Gerusalemme.
Questa, dunque, era l’altra faccia, quella terrena, dolorosa e sanguinante, della vita futura di Gesù (mi riferisco, in particolare, alle parole: «[…] Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» […]), e Maria la venne a sapere solo a cose fatte, dopo la nascita del Bambino, appunto da lui che era un uomo pienamente inserito nel maggior centro decisionale di Israele, e che, evidentemente, ben conosceva la vita e la società di quel periodo, gli umori e le reazioni della sua gente.
Bene, proseguivo nell’articolo originario La proposta dell’Arcangelo Gabriele, di fronte a queste osservazioni, mi sono sempre chiesta, ed ora voglio chiedere anche a voi: «Se Maria fosse venuta a conoscenza, fin dal primo momento, di entrambe le verità sulla vita futura di Gesù, avrebbe accettato la proposta dell’Arcangelo?»
Da parte mia mi sono risposta, in conclusione, che siccome la Storia non si fa con i se e con i ma, benedetta sia stata quella mezza verità gloriosa, esaltante e pienamente soddisfacente che ci ha portato la salvezza ed a cui, insieme a tutto ciò che costituisce la metà bella della vita, si sarà aggrappata anche Maria nei momenti difficili, come forse dovremmo fare tutti noi.
Ma proseguiamo ora con la vita di Maria e del piccolo Gesù, della cui infanzia i Vangeli apocrifi ci tramandano alcuni miracoli, fino ad arrivare ai Suoi dodici anni, un’età molto importante perché a quegli anni i ragazzi raggiungevano quella che oggi si direbbe la maggiore età, ossia acquisivano il diritto di leggere le Scritture nella sinagoga, nonché di partecipare alle grandi feste collettive, come la Pasqua, a Gerusalemme. Così Luca ci racconta di come Gesù, dopo la festa, non tornò indietro insieme ai suoi, ma restò a Gerusalemme, insieme agli “intellettuali” e teologi che stavano intorno al Tempio, che si stupivano per la sua intelligenza e per le sue domande e risposte, giustificandosi così, in 2, 48-51, di fronte al rimprovero di Maria e Giuseppe:
[…] «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50[…]
Come dire i genitori hanno il diritto, anzi il dovere, di preoccuparsi della sorte dei loro ragazzi, ma questi ultimi hanno anch’essi il diritto di sfruttare il loro talenti, d’inseguire i loro sogni e le loro aspirazioni, come dimostra l’adolescente Gesù che già sente, in cuor suo, di avere una missione più grande da svolgere in questo mondo. Tutto sta a trovare un bilanciamento tra queste due opposte esigenze, e qui il bilanciamento si trovò nel fatto che Gesù capì come fosse ancora presto per quella missione, cosicché tornò a casa insieme ai suoi, mentre i genitori non se la presero più di tanto con il ragazzo Gesù, un po' perché non riuscirono a capire bene quale fosse quella missione (ma Maria “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”, cercando quindi di farlo in modo riservato), un po' perché, dopo quell’occasione, tutto tornò nel solco della vita quotidiana di Nazaret, con Gesù che continuò per tanti anni ancora ad aiutare Giuseppe nel suo lavoro di falegname, anzi, per meglio dire, di carpentiere (che si occupava, quindi, di grosse strutture in legno), com’è specificato nelle ultime parole del testo di Luca:
[…] Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.51Scese, dunque, con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. […].
(continua)
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