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Interruzione volontaria di gravidanza temporaneamente sospesa a Vasto, sit in promosso da "La Conviviale"

Prima replica dal mondo cattolico, intervento di Pro Life Insieme

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La vicenda della 26enne vastese che ha raccontato di non aver potuto effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza a Vasto, resa nota dal Collettivo “Zona Fucsia”, è stato riportato dalla stampa nazionale e ha suscitato diverse reazioni politiche. La Asl ha replicato al comunicato del collettivo affermando, dichiarazioni del primario del reparto di Ginecologia riportate nella nota inviata alla stampa, che a Vasto il servizio è sospeso perché i medici sono tutti obiettori.

La Casa del Popolo “La Conviviale” ha indetto un sit in sabato 12 aprile alle ore 18 in piazza Barbacani. «Nella provincia di Chieti oltre il 90% dei ginecologi si avvale dell'obiezione di coscienza, rendendo difficile per le donne accedere all'interruzione volontaria di gravidanza (IVG)» riportano gli attivisti. «Siamo, chiaramente, di fronte all'ennesimo diritto negato, un diritto che le donne hanno ottenuto unendosi nella lotta e che i governi, regionali e nazionali, puntualmente ignorano e calpestano – afferma “La Conviviale” - È il momento di tornare a riempire le piazze e pretendere di essere riconosciute con i nostri corpi, le nostre vite e le nostre scelte».  

È arrivata in questo fine settimana una prima replica dal mondo cattolico da Angela D’Alessandro del comitato “Pro Life Insieme”. Un intervento che vede al centro il gran numero di obiettori di coscienza all’interruzione volontaria di gravidanza. «L’obiezione di coscienza in alcune regioni raggiunge addirittura il 90% e le donne, intenzionate ad interrompere volontariamente la gravidanza, sono costrette a cercare la prestazione in ospedali anche molto lontani dalla loro residenza, questa cosa però, anziché fare interrogare le future mamme, le rende rabbiose in quanto vedono negato loro un “diritto”: il diritto all’aborto e all’autodeterminazione – sostiene D’Alessandro - mi chiedo se qualcuna si ponga il problema del perché così tanti medici decidano per l’obiezione di coscienza, mi chiedo se ci sia qualche donna che si interroghi su questa scelta che, oggi come mai, risulta decisamente impopolare». 

«Chi sostiene che non esiste nulla durante i primi 3 mesi mente sapendo di mentire, perché la vita in embrione è largamente dimostrata dalla scienza. mi chiedo se una donna che reclami il diritto all’aborto e all’autodeterminazione abbia consapevolezza di quello che sta facendo o se si lasci convincere che non sta facendo niente di male – attacca il comitato “Pro Life Insieme” - Che diritto è avere la possibilità di scelta se fare nascere o meno un figlio, trasformando quella che dovrebbe essere una culla in una bara?
Se un medico in coscienza non si sente di porre fine ad una vita come può farlo una madre?
In nome di quale autodeterminazione si decide di impedire ad un bambino di nascere? Non ci sono risposte a queste domande perché non esiste il diritto di uccidere la vita, tantomeno quella nascente, che è la più fragile ed indifesa e per questo va protetta». 

 

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