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Cupello rivive il disastro del piroscafo Utopia e riporta a galla le storie di coloro che per troppo tempo furono dimenticati

Una virtuosa collaborazione tra giovani curiosi, esperti del settore e cittadini cupellesi per una due giorni all’insegna del ricordo e della commemorazione

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Si è conclusa ieri sera, a Cupello, la due giorni dedicata alla storia – e alle storie – dei sogni infranti di tutti coloro, e in particolare dei quattro cupellesi Maria Angelini, Luigi Napoleone Tasca, Sebastiano Maranca e Antonio Antenucci, che nel 1891 salirono a bordo del piroscafo Utopia inseguendo il sogno americano di una vita migliore e lontana da stenti e povertà.

Due giorni in cui protagoniste sono state macro e micro storie che, ricordate e citate nel primo caso e fatte riemergere dall’oscurità dei fondali del Mediterraneo e delle acque di Gibilterra nel secondo, hanno trovato nella Comunità cupellese la giusta cornice per essere omaggiate e commemorate.

Ad aprire l’evento, frutto di un anno di ricerche svolte dai ragazzi del Team della Biblioteca Comunale di Cupello unitamente all’Assessore alle Politiche Sociali Giuliana Chioli, agli esperti Pina Mafodda, Marino Valentini, Gianni Timpone nonché alle testimonianze e al supporto di concittadini cupellesi (tra cui Guido Vitelli), la proiezione di “Nuovomondo”, sabato 23 luglio, presso la Sala Consiliare del Comune di Cupello.

Opera del regista romano Emanuele Crialese con protagonisti Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato e Aurora Quattrocchi, il film è stato scelto per far entrare nel clima “Utopia” i presenti e immaginare cosa abbiano potuto vivere tutte le persone salpate a bordo di questa nave dal nome così beffardo. Gli spettatori, guidati da intermezzi esplicativi dei ragazzi del Team Marianna Forgione, Marianna Moro e Filippo Sammartino, si sono trovati così davanti scene di vita talvolta curiose, stravaganti, ma quanto mai reali e non retoriche e soprattutto magistralmente rese dal regista, come nel caso della scena della partenza – o spartenzaconcepita come “un corpo unico che si lacera.

 Un film incentrato sul tema della diversità e dell’emigrazione intesa come spostamento e viaggio di massa di un gruppo di persone alla ricerca di migliori condizioni di vita, esattamente come ha sempre fatto l’uomo sin dall’antichità.

La forte calura estiva di domenica 24 luglio non ha fermato i cittadini cupellesi e altri provenienti dai comuni limitrofi, che la mattina hanno partecipato alla Conferenza di presentazione della seconda edizione del libroUtopia. Il naufragio tra cronaca e storia” della prof.ssa Pina Mafodda.

Una presentazione articolata e ricca che, dopo i saluti e i ringraziamenti istituzionali del sindaco Graziana Di Florio, del Presidente del Consiglio Filippo D’Angelo e dell’Assessore Giuliana Chioli, ha visto il susseguirsi degli interventi dello storico e scrittore Marino Valentini, antesignano nella pubblicazione di un volume sulla vicenda del “Titanic degli abruzzesi dimenticati”, della scrittrice e storica già citata Pina Mafodda e dell’ex bibliotecario Gianni Timpone, collaboratore fondamentale nelle ricerche fatte negli Archivi comunali e parrocchiale. A chiudere il cerchio i ragazzi del gruppo di ricerca della Biblioteca Comunale che, supportati da una presentazione in power point, hanno ripercorso e condiviso con i presenti l’anno da loro trascorso come investigatori e detective tra gli scaffali della biblioteca e quelli digitali del Catalogo del servizio bibliotecario nazionale e negli archivi comunali, descrivendo e documentando con immagini e foto le varie fasi del lavoro a partire dal momento dell’arrivo dell’e-mail della prof.ssa Mafodda che ha dato avvio a tutto.

Per lasciare traccia di questa giornata all’insegna del ricordo e della conservazione della memoria storica, dopo la conferenza, il gruppo si è diretto presso il Giardino della Chiesa della Madonna del Ponte di Cupello, sulla cui cinta muraria è stata predisposta una installazione commemorativa – benedetta dal parroco Don Nicola Florio – realizzata dall’artigiano e presidente del Circolo Anziani del paese Michele Baldassarre, da Michele Mazzarella e dalla pittrice Gisella Tabaracci. Una lapide sulla quale è stata posizionata una riproduzione in ferro del piroscafo, arricchita da un’iscrizione che riporta la frase guida dell’evento “Un fatto muore quando più nessuno lo racconta” di Erodoto, unitamente a nomi e età dei cittadini cupellesi rimasti silenti negli archivi comunali per oltre 130 anni che ieri hanno avuto quella celebrazione funebre che nel lontano 1891 nessuno riservò loro, così come a tutti i corpi che vennero gettati in mare.

In serata, i protagonisti cupellesi di questa storia  hanno preso corpo e voce grazie allo spettacolo teatrale della regista e attrice Giuliana Antenucci in cui, oltre lei hanno preso parte Antonella Di Loreto, Antonio Antenucci, Sofia Giuliani, il piccolo Christopher Nocciolino, le dolci Ilaria e Simona Farchione, insieme ai lettori Antonia Forte, Filippo Sammartino, Gioia Greco e Roberta Mele e alle voci fuori campo di Simone Cicchini e Marianna Forgione.

Ci piace chiudere questo articolo con una frase della prof.ssa Pina Mafodda che meglio di altre ha reso l’idea e la reale portata di un evento come quello che ha avuto luogo nei due giorni passati a Cupello: “Nel rugby si dice che per andare avanti bisogna voltarsi indietro”: ebbene per conservare memoria e far sì che davvero nessun fatto muoia, dobbiamo doverosamente guardarci indietro.

 

 

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