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Scuola, Istituzioni e Associazioni insieme a Cupello, per onorare le vittime delle stragi di Capaci e Via D’Amelio del 1992

Grande la commozione ieri, durante lo svolgimento dell’evento, all’insegna della lotta contro il “male”

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Ricordo, memoria, commozione, emozione, unione, giustizia, impegno, legalità…: parole chiave come queste si prestano benissimo a descrivere il momento di riflessione vissuto ieri mattina in occasione dell’evento organizzato dal Comune di Cupello in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Monteodorisio, “Siamo tutti Capaci… di non dimenticare”, a partire dalle ore 10.00 presso il Parco Pubblico “Padre Pio” a Cupello e conclusosi poi nel giardino del plesso scolastico cupellese.

Una location scenografica predisposta con sedie, leggío e un telo rosso sul quale erano adagiati fogli con i nomi delle vittime perite negli attentati di Capaci e Via D’Amelio e una gigantografia dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vivi più che mai, ritratti nella loro posa più “famosa” e conosciuta, vicini come confidenti e amici, quali erano fin da piccoli, ha accolto gli alunni delle classi quinte della Scuola Primaria e quelli delle classe prime della Scuola Secondaria di primo grado di Cupello che, con le loro docenti hanno preso parte alla mattinata che si è svolta all’insegna del ricordo e della memoria.

Dopo i saluti istituzionali del Presidente del Consiglio Comunale, Filippo D’Angelo, che ha ricordato ciò che accadde nel 1992 e quelle che furono le vittime, è intervenuto l’Assessore alle Politiche Sociali con delega all’Istruzione Giuliana Chioli. Un vero e proprio dialogo a tu per tu con i giovani presenti in cui, spiegando cos’è un magistrato o un’azione malvagia, scorretta, ha riportato la propria testimonianza rispetto al momento in cui, lei stessa, da studentessa apprese la notizia relativa al fatto di cronaca, fatto che fu per lei determinante anche per gli studi futuri. “Spiegare la mafia ai bambini non è facile ma è la via più autentica e più giusta per farli crescere come cittadini partecipi, consapevoli e responsabili e dare loro gli strumenti per riconoscere certe insidie e certi pericoli.” : ha affermato l’Assessore.

La mafia non è soltanto Cosa Nostra ma è qualsiasi tipo di comportamento che volge al male. É un vero e proprio stile di vita - tra il persuasivo e il coercitivo - che può uccidere e desertificare tutto ciò a cui tende, se non ne ottiene controllo e sottomissione.”: con queste parole la Chioli ha rivolto ai presenti il suo invito a propendere sempre per il bene, a segnalare, a genitori e insegnanti, azioni pericolose e “mafiose”.

Al bene insito nelle azioni di coloro che persero la vita per la legalità, la verità e la democrazia ha fatto riferimento anche la Dirigente Cristina Eusebi, durante il suo intervento: “Non siamo gli unici a ricordare, oggi, Giovanni  Falcone e Paolo Borsellino ma in tutta Italia si stanno svolgendo manifestazioni in memoria di quanto accadde nel 1992” ha detto, aggiungendo poi: “Il fatto che un popolo si unisce per ricordare una strage del genere vuol dire che non tutto è andato perso ma che i giudici, anche se sono morti, hanno dato vita a un sistema e a una serie di idee volte al bene da cui tutti hanno preso e devono prendere spunto”.

Io c’ero!” hanno ripetuto più volte Giuliana Antenucci e Antonia Forte che con le narrazioni dal titolo “Sulle mie gambe”, oltre che portato la propria testimonianza, hanno raccontato chi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due amici cresciuti nello stesso quartiere che, con il tempo, hanno portato avanti il comune desiderio di combattere la mafia, divenendo entrambi giudici e dando vita poi al maxi processo che ha permesso di far luce su quello che stava accadendo. Partiti da una piccola stanza in cui facevano le indagini, nonostante la solitudine davanti a una evidenza grave come la mafia, hanno sempre avuto il coraggio di non abbattersi e denunciare.

Buona lotta!”: così la Antenucci ha salutato gli studenti a chiusura dell’intervento estremamente emozionante e toccante, esortando a lottare sempre contro il male.

Poi è stata la volta degli alunni: ordinati e ognuno con il proprio “carico” di forza, convinzione, orgoglio, pur non essendo stati testimoni diretti di quello che accadde trenta anni fa, con le loro letture, riflessioni, interpretazioni hanno dato valore ancora più forte al titolo stesso dell’evento e all’importanza di non dimenticare mai, di ricordare, di portare avanti la memoria e soprattutto di continuare l’opera di tutte le vittime della mafia perché è questo il debito che abbiamo nei confronti di coloro che “hanno perso la vita in difesa della democrazia, della verità e della legalità, che hanno sacrificato la vita per costruire un Paese libero dalla criminalità organizzata, dalla mafia e dalla mafiosità”, come ha riportato la Chioli nel post pubblicato sulla propria pagina Facebook, ieri a conclusione della manifestazione.

E l’azione congiunta di Istituzioni e Scuola, il “fare rete”, la collaborazione sono alla base di questo compito e dovere che tutti abbiamo: elevare il senso di cittadinanza, dell’impegno civico e sociale e del livello di alfabetizzazione per tendere al comune obiettivo di “far esplodere” sempre e comunque la verità contro ogni forma di paura, rassegnazione, omertà.

Questo il senso dell’omaggio dato ai presenti subito dopo gli interventi degli studenti: bombe di semi di profumatissimi fiori dai bellissimi colori, confezionati a mo’ di bombette con carta velina rossa e chiusi da un nastro di rafia con un tag con su scritta la frase-mantra “Facciamo sempre esplodere la verità”.

A conclusione della mattinata, al rientro a scuola è stato piantato, nel giardino del plesso, l’Albero della Legalità, un olivo piccolo ma che crescerà grande, forte e rigoglioso come testimone di quella giustizia a cui tutti dobbiamo guardare e anelare. 

 

Foto a corredo dell'articolo scattate da Graziano D'Ovidio 

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