La vita della principessa Giovanna è un clamoroso esempio delle difficoltà e dei risultati che incontra chi cerca di seguire la chiamata religiosa.
Giovanna nacque a Lisbona, figlia del re Alfonso V del Portogallo; dopo la precoce morte della madre e un fratello dalla salute precaria, molte erano le possibilità che ella sarebbe divenuta regina.
Nonostante su di lei furono esercitate forti pressioni affinché si preparasse al matrimonio, sin dall’età di sedici anni, condusse una vita pura e austera soprattutto per via dei numerosi digiuni e delle lunghe veglie notturne passate in preghiera.
Suo padre non le permise di farsi suora, ma acconsentì ad avere una vita appartata a palazzo.
Nel 1471, il re Alfonso dichiarò guerra agli arabi del Nord Africa, lasciando Giovanna reggente; al suo ritorno, dopo la vittoriosa campagna militare, ella chiese di ritirarsi in convento. Fu così che rinunciò ad ogni suo bene materiale entrando nel convento della bernardine a Odivellas e devolse la maggior parte delle sue rendite al riscatto dei cristiani schiavi dei musulmani.
Anche se le pressioni sulla beata non terminarono di cessare, specie riguardo al matrimonio, la sua costanza venne, alla fine, premiata: nel 1485 prese i voti e poté trascorrere gli ultimi anni della sua vita da suora domenicana, come aveva sempre desiderato.
Beata Giovanna morì per una febbre contratta bevendo acqua avvelenata offertale; il suo culto venne confermato nel 1693.