“Chiamateci Partigiane” in scena al Teatro Rossetti

La rappresentazione dello spettacolo teatrale della “Compagnia dei Merli Bianchi” promossa da Assessorato alle Politiche Sociali, Dafne e Anpi

Alessio Di Florio
23/04/2025
Cultura
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«Un potente spettacolo dedicato alle donne partigiane italiane, protagoniste coraggiose della lotta per la Liberazione – racconta la “Compagna dei Merli Bianchi” lo spettacolo teatrale “Chiamateci Partigiane” - lo spettacolo, attraverso una duplice proposta artistica – il teatro d’attore con musica dal vivo e il teatro di narrazione con musica – coinvolge il pubblico in un viaggio emozionale tra testimonianze, biografie e emozioni». 

«La narrazione, ambientata tra passato e presente, si sviluppa come un dialogo tra nonna e nipote, in un percorso che rende protagonista la memoria delle donne partigiane, spesso dimenticate o taciute – sottolinea la Compagnia presentando lo spettacolo in  co-produzione di Dafne ETS e il sostegno del Centro Studi Internazionale Joyce Lussu APS, con Laura Margherita Di Marco (attrice), Ludovica Trimarelli (violino), Valerio Valerii (chitarra), la regia Dimir Viana, assistente alla regia Cinzia Delbò - "Chiamateci Partigiane!" rappresenta un’occasione per riscoprire, testimoniare e valorizzare il ruolo fondamentale delle donne nella Resistenza».

Il 27 aprile, in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, “Chiamateci Partigiane” sarà in scena al Teatro Rossetti di Vasto alle ore 18. Evento promosso dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Vasto, in collaborazione con l’Associazione Dafne e ANPI. 

«Uno spettacolo intenso, necessario, che dà voce alle tante donne della Resistenza, troppo spesso dimenticate o lasciate ai margini della Storia – sottolinea l’assessora alle politiche sociali e all’inclusione Anna Bosco - le loro scelte, il loro coraggio, le loro vite tornano in scena per ricordarci che non si tratta solo di guardare al passato ma di scegliere, ancora oggi, da che parte stare».

Presentazione dello spettacolo:

Lo spettacolo trova il suo seme drammaturgico nell'immaginario dialogo tra una nonna e la nipote con l'intento storico, culturale ed emotivo di ritrovare i luoghi e i passi delle donne partigiane, non solo di quelle definite tali in quanto combattenti. Dalla narrazione ma anche dalle reticenze al ricordare e raccontare della nonna, quasi a voler nascondere o dimenticare i fatti avvenuti tra il '43 e il '45, la nipote, come una vera staffetta, raccoglie il testimone dell'esperienza della nonne e di tutte le donne dei suoi racconti. Intervallandosi a questo dialogo intimo, la voce narrante apre spaccati sui contesti storici e culturali che permettono di intrecciare le singole biografie agli eventi della grande storia, spesso declinata solo al maschile relegando la figura femminile a ruoli di supporto o di secondaria importanza. Costruiscono insieme un ponte generazionale che restituisce volti, nomi e voci delle figure femminili che hanno partecipato alla Resistenza, ognuna come ha potuto, saputo e creduto, confermando il senso profondo dell'essere “partigiana”. Lo spettatore viene condotto, tra narrazione e suggestioni musicali e sceniche, su un crinale letterario, storico ed emozionale che rende comprensibile anche quel silenzio assordante che parla molto più di tante narrazioni fantasiose od escludenti, quel non riuscire spesso a raccontare la violenza subìta, il dolore visto e vissuto da tante donne che invece hanno fatto la storia della Liberazione italiana tanto quanto gli uomini.

 

 

 

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