C’era una volta, tra le montagne della Valle d’Aosta, un uomo che incarnava
una rarità: l’unione perfetta tra classe e umiltà, eleganza e discrezione. Questo uomo si chiamava Evaldo Fantini, e per chi ha avuto il privilegio di incrociarlo, non era solo un maître, ma un faro di riferimento, un esempio di dedizione che ha elevato il mestiere di ristoratore a vera e propria arte.
Originario di Villa Santa Maria, la terra che ha generato generazioni di esperti dell’ospitalità, Fantini iniziò il suo cammino giovanissimo, con passo deciso, nel mondo della ristorazione. Ogni sala, ogni hotel in cui lavorò, divennero il

“Villa Santa Maria, la terra che ha dato vita a generazioni di maestri dell’ospitalità, dove ogni strada racconta storie di passione, dedizione e un cammino che non si ferma mai.”
fondamento di una vita costruita su impegno e passione. La sua carriera non si è mai fermata, alimentata dalla stessa energia che metteva nei piatti e nel servizio.
Lo chiamavano Gran Maestro della Ristorazione, un titolo che non è mai stato ostentato ma che è arrivato attraverso il rispetto, quello guadagnato con gli anni, con il lavoro silenzioso e l’eccellenza raggiunta giorno dopo giorno. Da Saint-Vincent al Cristallo di Breuil Cervinia, passando per esperienze internazionali a Glasgow, Montreux e Losanna, il suo percorso è stato un esempio di come la passione per il proprio mestiere possa trasformarsi in un’eredità che dura nel tempo.
Per Fantini, la vera eccellenza non stava nel gesto perfetto, ma nel cuore con cui ogni gesto veniva compiuto. Questa filosofia lo ha accompagnato per tutta la carriera, in ogni piatto, in ogni servizio, in ogni incontro con l’ospite.
Una carriera che ha preso forma giorno dopo giorno
A soli 15 anni, Evaldo cominciava la sua avventura nell’Hotel Astoria di Fermo. Da lì, le esperienze lo portarono in alcune delle città più importanti d’Italia: Rimini, Napoli, Bologna, Venezia, Firenze. Ogni tappa un tassello che andava a costruire la sua carriera, fino ad arrivare in Valle d’Aosta nel 1967, dove entrò al Grand Hotel Billia di Saint-Vincent. Un luogo che sarebbe diventato casa e che, negli anni, lo avrebbe visto contribuire a costruire la sua grande reputazione.
Nel 1968, sposò Anna Finamore, dalla quale ebbe le figlie Monica e Stefania. Saint-Vincent divenne un punto fermo nella sua vita, un luogo che gli restò nel cuore, tanto da volerlo rendere un polo di eccellenza nella ristorazione.
Gli anni passarono, e con essi arrivarono nuove esperienze in Svizzera e Scozia, ma la Valle d’Aosta lo chiamava di nuovo. Nel Royal di Courmayeur, poi al Cristallo di Breuil Cervinia per ben 25 anni, e in diverse stagioni al Grand Hotel Don Juan di Giulianova, Evaldo ha continuato a trasmettere la sua passione e il suo amore per il mestiere.
Nel 2007 decise di ritirarsi, lasciando dietro di sé una scia di successi, allievi e colleghi che hanno imparato a conoscere e a rispettare il suo spirito, la sua gentilezza e la sua dedizione.
Il riconoscimento che arriva dal cuore del mestiere
Nel corso della sua carriera, Fantini ha fatto parte di importanti associazioni, come Amira, l’Associazione Maîtres Italiani Ristoranti e Alberghi, e l’Ordine dei Grandi Maestri della Ristorazione. Questi titoli non erano altro che un riflesso del suo impegno, e non un obiettivo da raggiungere. Fantini ha ricevuto anche il prestigioso Premio della Repubblica Italiana nel 1990, riconoscimento per una vita dedicata al servizio, alla cura degli ospiti e alla formazione di nuove generazioni.
La sua storia è raccontata in un’intervista rilasciata alla rivista “Ristorazione & Ospitalità”, in cui ha ripercorso gli anni di sacrificio, le esperienze e gli incontri che lo hanno segnato. Tra questi, uno degli episodi che ricordava con particolare affetto era l’incontro con la grande soprano Renata Tebaldi, una delle tante personalità che ha incontrato durante la sua carriera e che lo hanno arricchito come uomo e professionista.
Un esempio che rimarrà per sempre
Oggi, il nome di Evaldo Fantini è il simbolo di un’intera generazione di ristoratori che ha saputo coniugare professionalità, passione e umanità. La sua vita è la testimonianza di come il vero valore di un mestiere si costruisca con dedizione, senza mai smettere di ascoltare, di imparare, di mettere il cuore in ogni gesto.