In questa terza ed ultima parte, si vedrà Maria alle prese con il Figlio ormai adulto. In quel quindicennio e più, ormai passato, Gesù, sembra si sia avvicinato, o comunque ne abbia condiviso gli obiettivi, ad un gruppo religioso di rinnovatori in senso spirituale dell’Ebraismo corrente (i cosiddetti Esseni), diventando, anche Lui una guida spirituale, circondato da un certo numero di seguaci.
In questa veste venne invitato, insieme a sua madre Maria ad un matrimonio che si svolgeva a Cana, una cittadina vicina, evidentemente da parenti o amici di famiglia. Il brano è celeberrimo e si trova in Giovanni, 2, 1-11 (come già si sa, questo Vangelo, l’ultimo, in senso cronologico, ad essere stato scritto, rappresenta lo sforzo di questa nuova religione di guardarsi indietro per costituire solide basi teologiche rispetto all’Ebraismo di cui, finora era stata una costola , tanto che, nell’ultima parte del versetto 11, si tiene a precisare, come: […] 1Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.[…], quasi a smentire la priorità di altri segni contenuti in altri racconti evangelici).
[…] vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasicosavi,dicafatela».
6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui […].
Come si vede, tutto parte da una situazione di emergenza in cui si vengono a trovare gli sposi, durante il cui banchetto di nozze viene improvvisamente a mancare il vino, un elemento importantissimo per la festa e per la gioia che esso contribuiva a trasmettere, e soprattutto per la buona reputazione di chi l’aveva organizzata, che, dunque, in caso di inconvenienti, ci avrebbe certo fatto una pessima figura.
Maria, con il suo spiccato intuito femminile, si accorge immediatamente dell’imbarazzo e delle difficoltà in cui si vengono a trovare gli sposi e allora si rivolge a quel Figlio di cui aveva già compreso le speciali facoltà delle quali era in possesso, dicendogli semplicemente: «Figlio, non hanno vino», sottintendendo altre parole come: «fai qualcosa, aiutali!!!».
Gesù, con un atteggiamento che non ti aspetteresti mai (eppure già si è evidenziato, in altra occasione, lo speciale, specialissimo, anzi, direi quasi morboso, legame che unisce le madri ebree ai loro figli maschi), le risponde a muso duro, in malo modo, prima mancandole di rispetto, poiché la chiama con l’epiteto generico di “donna” (a confermare il pessimo ruolo sociale delle donne all’epoca) e poi mettendola a tacere con la frase: «Che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora!». Come dire: «stai zitta e lasciami in pace!».
Di fronte a questa posizione, Maria non replica nulla, non si scompone, ma, se si vuole, con una furbizia ancora più sottile, che cosa fa? Lo mette di fronte al fatto compiuto, ossia dice ai servitori del banchetto (oggi si direbbero i camerieri): «Qualsiasi cosa vi dica, fatela», in modo che Gesù deve per forza fare qualcosa, altrimenti avrebbe fatto Lui una pessima figura di fronte ai suoi discepoli.
Gesù, allora, sceglie la via di un miracolo per così dire, semi ufficiale, sotto traccia, la cui natura si fa conoscere solo a poche persone, in particolare alle più umili (come appunto i camerieri, secondo l’idea evangelica per la quale le rivelazioni più importanti sono negate ai sapienti e agli intelligenti per essere riservate ai più piccoli): dice loro, cioè, di attingere, con le loro caraffe, l’acqua presente nei serbatoi utilizzati per i lavacri rituali voluti dalla Legge e di portarne a colui che dirigeva il banchetto (oggi si direbbe il maître o il sommelier di un immaginario servizio catering), il quale assaggia l’acqua ormai diventata vino, anzi un buonissimo, ottimo vino, tanto che non può fare a meno di elogiare pubblicamente lo sposo con queste famosissime parole, in 2, 10: «[…] «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». […]».
Tutto ciò raggiunge, così, il duplice obbiettivo, da una parte, di togliere l’imbarazzo della situazione in cui si era venuto a trovare lo sposo, anzi, di fargli fare un figurone, visto che si prende i complimenti del maître per aver tenuto da parte fino alla fine il vino più buono, e dall’altra di far utilizzare, sia pure quasi incognito, a Gesù, le sue facoltà, visto che, conclude l’Evangelista, come: «[…] Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. […]».
Un’ultima annotazione di carattere personale su questo brano: mi viene da sorridere amaramente, scuotendo il capo, quando leggo, sui cosiddetti “social”, che sarebbe blasfemo associare il nome della Madonna al mondo del vino. Se chi vi scrive, leggesse questo brano, capirebbe meglio come sia stata proprio la Madonna a promuovere, sia pure indirettamente, l’importanza del buon vino come fattore di convivialità sociale.
Tornando a Maria, quando Gesù iniziò la sua predicazione pubblica e i suoi primi contatti e contratti con le autorità religiose del circondario di Nazaret, viste le sue idee non certo ortodosse rispetto al culto normale, Lei cercò di seguirlo da lontano e di proteggerlo, insieme alla sua famiglia paterna (il Vangelo afferma come avesse tanti “fratelli”: si è sempre intesa questa parola nel senso di “cugini”, ma siccome la parola usata nel testo greco sembra sia proprio quella che indica i fratelli di sangue, attualmente si propenderebbe per il significato di “fratelli di altro letto”, “fratellastri”, intendendo con ciò che Maria non sia stata la sola moglie di Giuseppe), ma quest’ultima famiglia lo abbandonò alla sua missione, dato che non voleva rientrare nel pensiero corrente, senonché, specialmente dopo la morte di Giuseppe, avvenuta, secondo una tradizione, per un incidente sul lavoro, Maria lo seguì molto più da vicino, entrando a far parte di quella comunità femminile, formata dalle madri di alcuni Apostoli, dalle sorelle di alcuni altri discepoli e da altre donne che, strada facendo, si erano avvicinate a Gesù poiché avevano ricevuto da Lui un qualche beneficio spirituale (come la Maddalena), comunità che affiancava e supportava Gesù e suoi discepoli nei vari spostamenti tra villaggi e città d’ Israele, fino a confluire a Gerusalemme, dove si svolse l’ultima parte della Sua vita terrena (i loro nomi ci vengono trasmessi dai Vangeli perché saranno proprio quelle le prime testimoni della Resurrezione). Qui, almeno secondo una certa tradizione (con i Vangeli che peraltro non dicono niente incontrario), Maria partecipa all’Ultima cena, durante la quale Gesù istituisce l’Eucarestia e dove, il giorno seguente viene condannato a morte tramite Crocifissione, con Maria e le altre donne del gruppo e dell’intera città che Lo seguono sulla via dolorosa verso il Golgota, piangendo, battendosi il petto e facendo lamentazioni su di Lui (un modo collettivo per esprimere il dolore, come il coro nella tragedia greca) e con Gesù che risponde partecipando al loro dolore e anzi, mettendole in guardia su quello che dovrà accadere in futuro ai loro figli con rifermento alla distruzione della città del 70 d.C. con relativa diaspora.
Ritroviamo, dunque, Maria ai piedi della Croce, da dove assiste, impotente, al più grande dolore che possa vivere una madre ossia la morte di un figlio (come aveva profetizzato Simeone dicendole di una spada che le avrebbe trafitto l’anima), in compagnia del “discepolo che Egli amava “ (secondo un’interpretazione corrente Giovanni, il più giovane degli Apostoli, ma secondo un’altra, più generica e simbolica, ciascuno di noi), da dove, però, diventa, a sua volta, testimone, sia della salvezza del cosiddetto “Buon ladrone” (nel Vangelo di Luca), sia dell’affidamento a Lei di quel Discepolo di cui sopra nonché, più in generale, dell’intera Umanità, da parte del Figlio stesso. A questo proposito l’evangelista Giovanni (o il compilatore di questo Vangelo) racconta così l’episodio (in19, 26-27):
[…] Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. […].
L’evangelista, dunque, aggiunge finemente come: «E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé».
Da quel momento, dunque, Maria seguì le vicende e gli spostamenti di Giovanni, soprattutto dopo la diaspora, la dispersione degli Ebrei da Gerusalemme del 70 d.C., ma intanto visse, insieme agli altri Apostoli, gli avvenimenti come la Resurrezione del Figlio e relative apparizioni, la nascita della Chiesa con le azioni dirompenti di San Pietro a Gerusalemme e la predicazione di San Paolo nelle varie città dell’Asia minore e della Grecia. Fece anche da testimone per l’evangelista Luca per ciò che riguarda, come si è visto, il Vangelo dell’Infanzia e la vicenda del “Buon ladrone”, nonché, secondo la tradizione, venne immortalata da quest’ultimo in almeno due icone: la ormai celeberrima, perché le era particolarmente devoto lo scomparso papa Francesco, “salus populi romani” che si trova in Santa Maria Maggiore a Roma e la “Madonna di S, Luca” che si venera a Bologna nell’omonimo Santuario.
Si arriva così all’ultima fase della vita di Maria, la cui morte s’intreccia, però, con il dogma della Assunzione in cielo di quest’ultima, ossia la verità secondo la quale Maria è stata portata in cielo in corpo ed anima (la cui proclamazione però è recentissima, del 1950; ecco perché il Caravaggio ebbe il coraggio di dipingere nel 1606 una Morte della Vergine, in cui quest’ultima viene rappresentata con il corpo gonfio e tumefatto di una poveraccia ripescata cadavere nel Tevere), un evento che, mentre nel Cristianesimo cattolico viene rappresentato in genere con Maria che ascende al cielo da adulta in un tripudio di Angeli, in quello ortodosso si rappresenta, solitamente, con Gesù che porta in cielo il corpo di una Bambina in fasce, in una raffigurazione che viene intitolata Dormizione della Vergine.
Come si è visto in tutto questo articolo, Maria, dunque, condivide talmente tanti aspetti e avvenimenti salienti della vita, terrena e non, di Gesù, che, a mio modestissimo parere, non hanno, forse, tutti i torti, coloro i quali considerano la Madonna Corredentrice insieme a Cristo, con tutto ciò che, anche a livello teologico, questo comporta.
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