Iniziamo, dunque, a Dio piacendo, questo nuovo ciclo di articoli sugli incontri di Gesù con il genere femminile, dedicando il primo di essi alla prima donna che Gesù incontrò sul suo cammino, ossia sua Madre Maria. Ci accompagna, in questa prima tappa, l’evangelista Luca, come sappiamo colto medico di cultura greca, di cui la Madonna rappresenta uno dei principali testimoni, tanto che solo in quest’ultimo Vangelo si possono leggere gli avvenimenti relativi all’infanzia di Gesù (altri particolari, però, ci sono forniti anche dai Vangeli apocrifi, e in cui “apocrifo” non significa certo “falso” ma semplicemente “non riconosciuto come autentico”).
Il passo che, inizialmente, dunque ci interessa e quello del primo capitolo, (1,27-39):
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, […] 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei,che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
39 […]In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
I primi elementi che, quindi, ci vengono forniti in riferimento a Maria sono soltanto il suo nome (nome peraltro comunissimo in Israele, che significa “ amata da Dio”) e che era una “vergine” (parola che qui ci limiteremo a tradurre con la definizione “ragazza da marito”), tanto che era “promessa sposa”, ossia fidanzata con Giuseppe, un ‘uomo che il testo definisce, “della casa di Davide”, cioè della stirpe del re Davide, dunque una lontanissima parentela che potrebbe essere riassunta nel nostro patronimico, come il cognome “Di Davide”. Tornando a Maria, per aggiungere altri elementi relativi alla sua identità, ci dobbiamo affidare ai Vangeli apocrifi e ai suoi biografi, chiedendo loro perdono fin d’ora (soprattutto al severissimo tedesco Ratzinger, Papa Benedetto XVI) per la sintesi estrema che farò delle loro ponderose opere: secondo tutti costoro, dunque, Maria era una ragazzina di 14 o 15 anni, ciò che oggi definiremmo un’adolescente, ma che all’epoca era in età giusta per sposarsi, sia perché le ragazze si sposavano molto presto, sia perché, soprattutto, per i ragazzi e le ragazze ebree la maggiore età cominciava niente meno che a dodici anni, quando acquisivano il diritto di leggere nella sinagoga il rotolo della parola di Dio, nonché di partecipare alle grandi feste collettive, come la Pasqua, che si tenevano al Tempio di Gerusalemme.
Ritornando ancora a Maria, dunque, si può dire che era sì un’adolescente, ma tutt’altro che ingenua o sprovveduta, tanto più che suo padre Gioacchino (pare si chiamasse così, secondo i Vangeli apocrifi il nonno materno di Gesù) sembra fosse un rabbino, o uno scriba, cioè un uomo esperto della Legge, dei Profeti, dei Salmi e di quant’altro, mentre la moglie sembra, secondo sempre i suddetti Vangeli, si chiamasse Anna (nome sia femminile, sia maschile, considerato quello del sommo sacerdote che si occupò, insieme a Caifa, del processo a Gesù davanti al Sinedrio).
Se allora Maria era una persona sveglia, intelligente ed istruita (le parole del Magnificat, lo dimostrano, anche se consideriamo l’intervento dell’Evangelista) come inevitabilmente poteva esserlo, essendo comunque la figlia di un uomo che sapeva delle Scritture certamente più di ogni altro paesano di Nazareth, si capisce bene come la missione dell’angelo Gabriele (che infatti si guadagnò per la sua riuscita i galloni di Arcangelo) non fu per niente facile, perché si trattava di far accettare a Maria, per il bene dell’intera umanità una gravidanza anticipata, fuori dal matrimonio e da ogni altro schema o convenzione sociale, per far incarnare, ossia far diventare un uomo, il figlio di Dio e consentire contemporaneamente all’essere umano di acquisire l’immortalità, migliorandone nel contempo l’anima attraverso il contatto con lo Spirito Santo ed il corpo stesso del Figlio nell’eucarestia.
Gabriele ci riuscì, con una tecnica che risente anche un po’ di quella pubblicitaria che amplifica al massimo le eccellenze di ciò che viene presentato (si potrebbe addirittura affidargli il patronato dei pubblicitari), tanto che così esordivo nel mio articolo la proposta dell’arcangelo Gabriele, uscito su “Immi” del dicembre 2006:
Bisogna riconoscere che la divina intelligenza dell’Arcangelo Gabriele ha saputo ben presentare a Maria la proposta dell’Incarnazione!
Infatti, diciamocelo chiaramente tra di noi, care amiche lettrici, quale donna oserebbe rifiutare di avere un figlio di cui si parla nei termini di Luca, 1, 32-33: «Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». […]
Ma prima di effettuare la proposta più importante della storia, per la salvezza dell’intera umanità, Gabriele si era rivolto a Maria con un ossequioso e “svolazzante” saluto (immaginate la scena ritratta in tutte le Annunciazioni di oltre millecinquecento anni di storia dell’arte, cristiana occidentale e orientale con Gabriele che irrompe sulla scena con tutta la sua sfolgorante bellezza (qui il “Benignaccio” nazionale commenterebbe: «Gabriele era bello, ma talmente bello, oh, che, quasi, ti ci verrebbe voglia di farci l’amore!!!»), tanto da far scappare, spaventato, a quella luce improvvisa pure il gatto di (casa come si vede nell’Annunciazione di Lorenzo Lotto ):« Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».[…].
A questo punto l’Evangelista ci descrive così le reazioni di timore, sorpresa e stupore da parte di Maria, che solo il soggetto interessato avrebbe potuto fornire:
[…] A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. […]
Segue poi l’espressione dell’intera proposta, da cui si sa anche che il bambino si sarebbe chiamato Gesù:
[…] L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».[…]
Detta in questi termini, qualunque altra ragazzina ingenua della sua epoca avrebbe accettato su due piedi, ma, essendo Maria, come si è visto, un tipo sveglio ed istruito, anche in materia che oggi si direbbe di “educazione sessuale”, ha il coraggio di chiedere all’Angelo spiegazioni su come accadrà questo, visto che Lei non è ancora andata a convivere con Giuseppe: Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?».
Chissà se Gabriele si aspettasse quella domanda. Non ci è dato saperlo, secondo il mio umilissimo parere non se l’aspettava, e comunque sia, risponde così a Maria:
[…] Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». […].
Gabriele, dunque, la rassicura spiegandole che la gravidanza che l’attende ha una origine divina, quindi inspiegabile con termini umani, tantoché viene usata la bellissima immagine dell’Altissimo, cioè di Dio, che copre Maria con la propria ombra, immagine che per la scienza assume un valore ossimorico, visto che solo i corpi solidi possono produrre ombra, ma qui “ombra” significa piuttosto, appunto, “potenza”, che in questo caso si esprime attraverso la forza misteriosa dello Spirito Santo (eppure qui il filone fantascientifico d’interpretazione delle Scritture, di cui si è parlato in altre occasioni, si è letteralmente scatenato nell’ipotizzare il modo in cui Maria sia potuta rimanere incinta, fino ad immaginare addirittura l’idea del teletrasporto dello spermatozoo, magari geneticamente modificato!!!), tanto che Gabriele si accorge di essere stato, forse, troppo difficile, chiudendo quindi il suo discorso con la notizia della gravidanza della parente Elisabetta che tutti ritenevano sterile, per dimostrare, appunto, che «nulla è impossibile a Dio».
Di fronte ad una simile chiusura, tutte le possibili perplessità opponibili da quella che era pur sempre una ragazzina di quindici anni, non reggono più e Maria dà, finalmente (secondo il punto di vista del l’umanità da salvare, attraverso l’Incarnazione) la tanto sospirata autorizzazione, in questi temini:
«[…] Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». […].
Quello che però accadde nei giorni successivi non è stato, forse, mai sufficientemente evidenziato, ed è descritto, in modo un po’ enigmatico, nel versetto successivo, quello che dice: […] In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. […] . Mettetevi, care lettrici, nei panni di Maria: siete consapevoli di essere rimaste incinte, in modo misterioso, senza “conoscere uomo”, e siete anche alle prese con quei piccoli disturbi che, soprattutto nei primi tre mesi di gravidanza, affliggono le donne in stato interessante, e che, però, darebbero motivo ai pettegolezzi delle comari di un piccolo villaggio come Nazareth. Che cosa fare? Bene, da sé, o, forse più probabilmente, su consiglio dei suoi, Maria decide di evitare tutto questo, andando a trovare quella cugina Elisabetta della cui gravidanza ha saputo da Gabriele e di cui, forse, voleva anche andare a verificare l’autenticità. Ecco perché Maria se ne va per tre mesi in un’imprecisata città di Giuda, situata, nella regione chiamata così, cioè in un’altra zona montuosa della terra d’Israele.
Il brano successivo ci racconta dell’incontro con Elisabetta e di come il piccolo Giovanni Battista faccia il profeta fin dalla pancia della mamma, “esultando di gioia”, ossia movendosi forse in modo più forte, quando sente la voce di Maria salutare calorosamente la madre, che evidentemente si emozionò tantissimo nel vedere l’inaspettata visita della parente. Nel constatare questi effetti, è naturale che Maria si emozioni ancora di più, perché intuisce che ciò che gli è accaduto è importantissimo, talmente importante che trasferisce la sua forte percezione emozionale nel celeberrimo «Magnificat», un brano poetico influenzato certamente dai Salmi, e dalle Scritture in generale, in cui Ella elogia Dio e gioisce in Lui, perché è stata scelta per portare la salvezza al genere umano, proprio Lei che era una semplice ragazzina di paese, divenendone così la nuova Eva, nonché, secondo alcuni, Corredentrice, ossia che redime, che salva, insieme al Figlio, ragione per la quale “tutte le generazioni mi chiameranno Beata”.
Dopo questo incontro così emozionante, l’evangelista aggiunge soltanto che Maria restò da Elisabetta tre mesi, giusto il tempo per assistere alla nascita del cuginetto di Gesù, Giovannino il Battista, e superare, come abbiamo già accennato, la fase più critica della propria gravidanza. Poi tornò, dunque, a Nazaret, dove era attesa dalle reazioni di Giuseppe e dal chiacchiericcio della comunità, che la videro tornare in dolce attesa.»
Di queste reazioni “ambientali” del “ piccolo mondo” ebraico di fronte alla inaspettata e scandalosa gravidanza anticipata, rispetto al matrimonio, di Maria, ci racconta il giornalista Matteo nel suo Vangelo, risalente più o meno agli stessi anni di quello di Luca (che afferma, nella dedica iniziale a Teòfilo, come: «[…] Molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, 2come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola […]»), in cui, pur dopo aver fatto un’accurata genealogia di Gesù, addirittura da Adamo, narra come l’unica soluzione offerta dalla Legge, nonché dalla buona reputazione della famiglia di Giuseppe discendente, come si sa, dal re Davide, fosse quella del ripudio, ossia un atto scritto con cui il marito dichiarava di non voler più la moglie, con il risultato però di condizionare molto negativamente la vita futura della ripudiata, esprimendosi in questi termini:
[…] sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù […]
Come si vede, per superare le perplessità di Giuseppe, il quale, però, fa già un passo in avanti rispetto al ripudio corrente, non volendone usufruire perché cosciente delle sue conseguenze per Maria ed essendo perciò definito un uomo giusto proprio perché orientato verso la rottura informale e segreta della promessa di matrimonio, occorre un angelo che lo renda consapevole (o comunque si auto convinca di ciò) che il Bambino portato in grembo da Maria ha un’origine divina, e che, quindi, non poteva fare a meno di accettarlo insieme alla madre. Inoltre, gli viene “suggerito” di chiamare il Bambino con il nome di Gesù all’atto della circoncisione, con cui viene sancita anche l’accettazione di paternità, che nel nostro caso sarebbe dunque come dire Gesù, figlio di Giuseppe, in ebraico Yehoshua ben Yousef (a tal proposito Luca racconta, in 2,21, che: […] gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. […], come se volesse ribadire la scelta “angelica” di tale nome, visto che nel brano dell’Annunciazione era già stato chiamato così, in 1,31). Cosicché il matrimonio con Maria ebbe luogo tranquillamente, facendo passare i mesi restanti della gravidanza.
(continua)
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