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Svetta verso l’alto guardando il paesello dall’alto da 120 anni

Storia della Torre Civica di Casalbordino.

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D’in su la vetta della Torre avita

Or balenano lampi di memoria:

vesti fruscianti di seta fiorita,

voci riecheggianti di mercato,

litanianti raccolte processioni,

ritmanti musici in gran livrea.

E nomi di eroi sulla pietra

d’una vittoria color del sangue,

lugubri voci di aquile nere

inneggianti ad orribili pugne,

sorridenti militi colorati

latori d’inebriante cioccolata,

promesse quasi sempre incompiute

di grigie sirene elettorali …

Intanto la Torre da un secolo,

ode, impotente, maligni echi

di vizi privati e di tiepidi

elogi alle pubbliche virtudi,

illusoria unità d’un popolo

all’ombra del suo totemico faro.

Eppur da esso oggi si diffonde

un raggio verde verso il futuro.

(Antonella Iannucci, Verso l’Amore, Luglio 2001)

Allo sguardo di chi, risalendo dal mare o dall’autostrada, giunge a Casalbordino spicca svettante verso il cielo. L’Italia è il Paese dei mille e più campanili, simboli dell’identità dei borghi e dei comuni, punto di riferimento alla cui ombra si ritrovano comunità e persone, la storia e il presente che s’intrecciano correndo verso il futuro. E Casalbordino non è da meno e la sua Torre Civica pienamente svolge la sua funzione religiosa e civile, identitaria e culturale. Da oltre 120 anni, in quanto l’edificazione fu completata nel 1901, all’alba dell’ultimo secolo dello scorso millennio. I versi di Antonella Iannucci, poetessa casalese sensibile e raffinata, raccontano perfettamente quel che la Torre Civica, il campanile i cui rintocchi scandiscono le ore della giornata, rappresenta per la comunità e chi vi vive.

La nostra centenaria – raccontò l’allora sindaco Giovanni Tiberio nella pubblicazione “I rintocchi del tempo”– ha visto partire i giovani migliori per fronti di guerra lontani; ha accolto plaudente ed ascoltato i canti di gloria di quanti sono tornati vincitori, mentre orgogliosa mostra appuntata sul petto una lapide, aurea mediaglia, a ricordo perenne degli eroi caduti per la patria; ha gioito alle feste in onore dei Santi, accogliendo pellegrini, ambulanti, artisti e festanti; si è impregnata dell’amore e dell’orgoglio che ogni casalese ha per essa, perché simbolo imponente del proprio paese; ha fatto invaghire i turisti, catturandone l’attenzione e suscitandone l’ammirazione; ha fatto ingelosire i paesi vicini per il tocco di classe e di distinzione che la connota”.

Edita da Cannarsa e realizzata dall'Amministrazione Comunale di Casalbordino in occasione del centenario della Torre Civica, la pubblicazione "I rintocchi del tempo" ha avuto come coordinatore editoriale e curatore della ricerca storica Franco Lalli, i testi furono del sindaco Tiberio e dell'assessore Maria Luigia Di Blasio, collaborò il giornalista Nicola D'Adamo e la fonte delle foto furono l'archivio di Lalli, del Comune di Casalbordino e altre citate nella pubblicazione.

La Torre Civica fu inaugurata nella sua attuale collocazione e struttura nel 1901 ma la memoria storica accompagna ancor di più nel passato. “La prima memoria storica del campanile di Casalbordino ci deriva dall’Apprezzo dei beni marchesali ordinato dal Presidente della Regia Camera della Sommaria che ne incaricava gli ingegneri Giustiniano Cafaro e Giuseppe Galluccio” a cui seguì un “secondo Apprezzo” eseguito “dall’ingegner Biase De Lellis nel 1742”. Il primo campanile si presume fosse collocato “a ridosso della facciata della Chiesa, verso l’agglomerato più antico del paese come simbolismo ecclesiastico ma essenzialmente per richiamo della popolazione dell’antico centro abitato alle funzioni religiose”. Così si può ritenere da un antico disegno del Paese del 1750 di autore anonimo, campanile di diversa fattura del disegno d’insieme di Casalbordino eseguito nel 1807 dall’agronomo Vincenzo Magnarapa. Se diversa appare la fattura del campanile tra i due disegni comune è invece la collocazione.

Il 22 ottobre del 1849, su proposta dell’allora sindaco Saraceni, fu approvata una delibera comunale per la costruzione di un nuovo campanile “proponendo, a tal fine, la perizia del Sig. D. Luigi Dau”. Da lì parti un lungo e complesso iter che ebbe un’importante approvazione dal Decurionato nella cancelleria comunale nel 1850.  “Dal tardo medioevo fino ai sec. 18° e 19° - riporta l’enciclopedia Treccani, il Decurionato indica  - il corpo municipale deliberante incaricato di sovrintendere all’attività di numerosi comuni italiani”.  In quegli anni a Casalbordino mancava un campanile, crollato il precedente nel 1831. Riscontro di questo crollo si ha dalla Revisione del Conto Morale presentato dall’allora Sindaco Filippo D’Aurizio, “precisamente il 4 ottobre di quell’anno, al primo punto delle voci di Introito”. La prima pietra per la costruzione del campanile ci fu il 16 maggio 1892. Cinque anni dopo, edificati i primi due piani, la costruzione subisco un brusco stop per un errore tecnico. Il Sindaco Giuseppe Magnarapa affidò l’incarico di proseguire i lavori all’ingegnere Antonino Liberi di Pescara, cognato di Gabriele D’Annunzio, che presentò il progetto di sistemazione e completamento il 5 dicembre 1897.

La Torre Civica  si intonava anche con lo stile del Caseggiato Scolastico che venne eretto negli anni 1893-95 su progetto redatto il 10 marzo 1892 dall’Ing. Tito Zimarino sul sito della demolita Chiesa dedicata a Santa Maria degli Angeli - riporta sempre la pubblicazione curata dall’Amministrazione Tiberio nel 2001 – Liberi modellò per ultimo, sempre in stile neoclassico, la parete della chiesa nel suo lato est, con una semplice successione di lesene ed arcate ricavate dal muro, dando così a tutto il contesto della piazza quel rigoroso respiro di architettura neoclassica”.

La Torre Civica di Casalbordino “fu finalmente collaudata ed inagurata nel 1901 e fu grande l’orgoglio dei casalesi”. “Il campanile è il paese che gli si stende ai piedi, è il popolo che lo abita: Esso racchiude quanto ha di memorabile nella storia di questo popolo che alla sua ombra vive – dichiarò l’ingegnere Liberi – è sacro come la sua chiesa, infrangibile come il suo gonfalone, inviolabile come il suo domestico focolare. Il campanile è il palladio che presiede alla difesa delle case. Non è strano quindi che al proprio campanile sia ligato d’affetto così lo scettico, come il credente e che a Casalbordino tutti anelino di salutarlo slanciato nell’aria sulle verdi campagne, in faccia al glauco mare”. Liberi concluse “coll’esprimere l’augurio che presto dall’alto della nuova torre echeggino per larga distesa squilli di gioia e di festa, espressione del benessere e della felicità che regnano nelle case del popolo”.

La Torre Civica si slancia per 45 metri, l’orologio risulta essere stato installato nel 1963 dalla ditta Roberto Trebino, Uscio, Genova. Quattro sono le campane maggiori a cui si aggiunge un’ulteriore campana più piccola, quella delle “ore” che rappresenta la più estrema al cupolino. Ad ovest è collocata la campana maggiore, intitolata alla Madonna dei Miracoli con incisa l’iscrizione “La mia voce fece le ginocchia piegare al Pio Alessandro Muzio l’11 giugno 1527. Rifusa fui dai F.lli Mari di Castelfrentano nell’anno della Pace 1919”. A sud c’è la seconda con l’incisione “Christus Vincit, Christus Regnat, Christus Imperat” e “Regina Miracolum”. La terza campana, intitolata al Santo Protettore di Casalbordino Stefano, è quella che corrisponde a Piazza Umberto e presenta l’incisione “Fulgora e Tempestate Nos Domine” e “Abeatum Tempore Beati”. A nord c’è la quarta campana, intitolata a San Rocco, con l’incisione “Sanctus Roccus, A. D. MCMLII (1952), Peste fame et Bello libera Nos Domine”.

Tra le molteplici fonti, soprattutto documenti storici, della pubblicazione “I rintocchi del tempo”  ci sono anche “Proposte per la Salvaguardia Del Territorio Urbano Ed Extraurbano” di Italia Nostra sezione Casalbordino Chieti, “Mostra fotografica Palazzo Magnarapa, 27/12/81 – 10/01/82, Officine Grafiche Anxanum, Lanciano” e “Lampi di memoria tra otto e novecento di Giuseppe Magnarapa” curato dall’Associazione Culturale Nuovo Umanesimo. Per la disponibilità della pubblicazione “I rintocchi del tempo” si ringrazia il presidente dell’Associazione La Fenice Luigi Natale.  

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