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Storia di una vigna

Dalla nascita dell'impianto all'uva

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Per trecentosessantacinque giorni l'anno il contadino si prende cura della sua vigna, ogni giorno è importante per la riuscita del prodotto finale e la scelta di dar vita ad un nuovo impianto è frutto di ragionamento e conoscenza. Il sapere, perlopiù tramandato dalle vecchie generazioni, con l'aggiunta di metodi più moderni, danno vita al calendario viticolo. Oggi, come in passato la produzione di uva è fonte di sostentamento e rappresenta una delle principali attività economiche di Scerni. 

L'impianto di una vigna inizia con il livellamento del terreno fatto nel mese di luglio; in questa fase è già stata scelta la varietà da piantare in base alle caratteristiche del terreno. Tra luglio ed agosto viene fatto lo scasso del terreno, una profonda aratura che permetterà alle giovani radici di espandersi con più facilità. Ad agosto, settembre ed ottobre vengono effettuati tre ripassi profondi al terreno e se le condizioni meteorologiche lo permettono ne viene fatto anche uno a novembre. A gennaio viene fatto lo squadro ed il picchettamento, un lavoro di precisione in cui, come su di un foglio di carta, vengono disegnati dei punti di riferimento sul terreno. A febbraio vengono messe a dimora le barbattelle di viti, alte poco più di quaranta centimetri. A marzo, ai margini dell'appezzamento vengono sistemati gli ancoraggi, grandi blocchi che garantiscono la stabilità insieme ad i pali in cemento. A maggio vengono messi i fili metallici e così i giovani tralci, per tutta la primavera, come in una danza, iniziano ad ampliarsi formando la tipica forma a tendone. Già a settembre maturano i primi grappoli, ma occorrono almeno tre anni prima che un vigneto raggiunga una fitta vegetazione e vada a regime di produzione, ossia inizi a produrre la più alta quantità di uve del suo intero ciclo vitale.

L'estate è il periodo più temuto dal vignaiolo perché le pericolose grandinate in pochi minuti possono distruggere i frutti di un intero anno di lavoro e compromettere persino la salute del vigneto. Altri nemici  sono malattie come la peronospera e l'oidio e parassiti come la tignoletta; vengono combattuti con dei trattamenti fitosanitari che seguono una rigida somministrazione. Ai margini del terreno vengono spesso piantate delle rose proprio per prevedere in anticipo alcune di queste malattie che prima di attaccare la vite colpiscono il fiore. 

A fine agosto inizia la vendemmia delle uve bianche e prosegue con quella delle uve nere fino a metà ottobre, si tratta di un lavoro lungo e faticoso. Prima di iniziare la raccolta il vignaiolo prende a campione alcuni acini per misurarne il grado zuccherino grazie al mostimetro. Ogni grappolo viene cullato tra le mani come fosse un figlio ed in effetti lo è perché ha ricevuto tutte le attenzioni e le cure che si danno ad un figlio. L'uva viene portata nelle cantine sociali, una parte però viene lasciata per la produzione del vino fatto in casa. Un tempo era usanza fare del vino cotto, che avrebbe avuto una lunga conservazione, nell'anno di nascita dei figli per suggelare l'evento.  

Il contadino a fine vendemmia si concede insieme alla vigna un meritato riposo, con la caduta delle foglie è sancita la fine del ciclo vegetativo. Nel periodo più freddo dell'anno avviene il lungo lavoro della potatura, dove vengono scelti i rami da recidere e quelli da lasciare per i nuovi germogli. Un lavoro meticoloso a cui segue quello della legatura dei tralci ai fili metallici. Nel giro di pochi giorni i tagli della potatura cicatrizzano, la linfa esplode a marzo nelle gemme che danno inizio al nuovo ciclo vegetativo. 

Altri lavori che il vignaiolo fa durante l'anno sono la potatura verde e la vangatura del terreno. Nella potatura verde si tolgono le foglie intorno ai grappoli per favorire la penetrazione dei raggi di sole; nella vangatura invece lo scopo è quello di arieggiare il terreno e permettere alle radici di andare più in profondità per assorbire le sostanze nutritive e migliorare il loro apparato per l'alimentazione idrica soprattutto in caso di siccità estiva. 

In questa zona i vigneti si sono diffusi a partire dagli anni Sessanta ed oggi  rappresentano la coltura principale, le varietà più diffuse sono il Montepulciano, il Trebbiano ed il Pecorino; l'impianto più diffuso è quello del tendone ortonese, che prende il nome dall'omonima cittadina in cui è stato inventato. I vigneti possono arrivare fino a quarant'anni di vita e nell'ultimo decennio c'è stata una cospicua crescita di impianti.

Per trecentosessantacinque giorni l'anno il contadino si prende cura della sua vigna e lo fa per anni ed anni senza fermarsi mai, una vigna diventa parte del contadino ed il contadino diventa parte della vigna in una magnifica fusione con madre terra.

 

foto L&V Ubaldi 

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