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L’ulivo delle campagne abruzzesi

Alla scoperta di una coltura centrale nelle tavole abruzzesi, tra storia ed effetti benefici

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“Olea prima omnium arborum est” (l’ulivo è il primo di tutti gli alberi), scritto nel De Rustica da Giunio Moderato Columella, uno dei più grandi esperti di agricoltura di tutti i tempi. L’ulivo, una delle primissime piante arrivate nelle aree del mediterraneo la cui funzione si è evoluta da civiltà a civiltà, ha assunto valenze economiche politiche e religiose accompagnate dai benefici salutari che racchiudono il potenziale di una coltura identitaria nelle zone abruzzesi.

L’olivo, in cui termine deriva dal greco “elaion”, rappresenta una pianta antichissima proveniente dall’area geografica compresa tra l’Asia minore e l’Asia Centrale, inizialmente coltivata in zone caratterizzate da inverni piovosi ed estati asciutte come le zone del Tigri e l’Eufrate.

Le prime tracce storiche che narrano l’uso dell’olivo nell’antichità risalgono al 5 Millennio a.C. nei pressi di Haifa, in Israele, comunque la fonte di riferimento principale che descrive l’uso e la funzione dell’olivo è la Bibbia. Secondo la Genesi, Noè, dopo il diluvio universale, aveva fatto uscire dall’arca una colomba con un ramoscello d’ulivo nel becco. Nell’antica Grecia, la funzione dell’ulivo inizia ad assumere una funzione più concreta, tant’è che Ulisse aveva usato il legno d’ulivo per costruire un talamo nuziale.

Tuttavia, il periodo di maggior diffusione dell’olivicoltura è durante l’impero romano, in cui l’ulivo insieme all’introduzione della vite e del grano assunse maggiore importanza anche sul piano salutare. Durante l’impero romano, i Romani si ricoprivano il corpo d’olio per renderlo più vigoroso, e veniva usato d’inverno dai soldati per proteggersi dal freddo.

Numerose sono le varietà di ulivo coltivate in Abruzzo, che assumono determinate proprietà in base alle temperature in cui crescono come la Toccolana (varietà presente a Tocco da Casauria e Castiglione da Casauria), Cucco ( diffusa nei comuni di Francavilla, Montesilvano, Pescara e Bucchianico) e l’olivo Frantoio (coltivato nell’area del Teramano, caratterizzato da una costante fruttificazione e un epoca di maturazione medio-tradiva). Tuttavia le principali varietà di ulivo coltivate e di riferimento in Abruzzo sono le seguenti:

Leccino (varietà d’ulivo rustica che predilige l’area collinare litoranea e i terreni fertili e profondi)

Gentile (presente principalmente nell’area di Chieti, resistente al freddo e al vento, ma sensibile al cicloconio)

Intosso (caratterizzato da una determinata resistenza al freddo ed una rapidità di messa a frutto)

Nebbio (coltivata nelle zone collinari abruzzesi)

Questa coltura, costituita da acidi grassi prevalentemente polinsaturi e saturi, fornisce nel nostro organismo lipidi non energetici costituiti da fitosteroli quali sitosterolo, campesterolo, stigmasterolo.

Il potere antiossidante che custodisce l’olivo è legato alla presenza di vitamine liposolubili come tocofenoidi e carotenoidi, unitamente alla presenza di polifenoli e di una determinata quantità di Niacina. Queste vitamine sono determinanti nella riduzione del colesterolo, rendendo l’olivo mediterraneo un alimento vitale nel combattere le malattie cardiovascolari.

Una pianta come l’ulivo, che è stata introdotta nel mediterraneo per diffondersi assumendo diverse valenze, è diventata un alimento integrante della dieta mediterranea che non si limita ad unire i cittadini nelle tavole, ma è anche una medicina con i suoi principi nutritivi.

 

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